Le Marche interne sono densamente attraversate da innumerevoli valli sempre più strette, sempre più verdi, sempre più nascoste. Imbocchi una strada e ad un certo punto devi tornare sui tuoi passi perché per proseguire dovresti inerpicarti su per i monti e non sei attrezzato. La valle dove si trovano Laverino e poi Laverinello è una di queste pieghe del paesaggio; qui vicino ci sono le sorgenti del fiume Potenza e c’è un gran silenzio e boschi. Al bivio con la strada “principale” un cimiterino fiorito e delle lapidi con messaggi molto belli, testimonianze di una umanità civile e diversa…
Edoardo che non ha nemmeno un cognome, ma lo ricordano per il suo amore per “questo luogo e per la sua gente”,
Franchino che giocava alla ruzzola,
Leone tanto amato e poi, all’ingresso, il ricordo di tutti quelli, tanti, che da qui se ne sono andati, che “hanno lasciato queste valli e riposano altrove”.
L’emigrazione ha colpito duramente in questi luoghi difficili e poveri, ma la gente di qui non dimentica nessuno, dovunque riposi