dorme in solitudine

MarzoccaConservata sul muro che circonda il cimitero di Marzocca, una delle lapidi più tristi fra quelle, tante, che ho letto. Il testo, un po’ confuso sia per la sintassi che per gli errori  di incisione e i rifacimenti, pressapoco dice:

“14 novembre 1867 qui Giuseppe Lugani di Castelleone di Suasa, cappellano in questa parrocchia negli ultimi anni cinque di 82 che visse. Poverelli cui in terra amai ne dimenticai sul morire almeno voi ricordatevi di me”

Intanto è stata incisa da qualcuno che non era molto capace, piena come è di errori e tentativi di cancellazione  che sul marmo sono ovviamente impossibili.

Chi avrebbe dovuto averne cura non ha ritenuto di dover fare rifare il lavoro: troppo impegnativo o forse troppo costoso?

Così questa lapide si mostra trascurata e indecorosa fin dal primo sguardo poi dalla lettura emerge la figura tristissima di questo sacerdote (nato nel 1782!) che evidentemente sapeva di non essere molto amato.

Nel testo non c’è nessuno che parli del defunto, magari esaltandone le virtù, vere o presunte, come capita quasi sempre, nessuno che lo ricordi; è lui che parla di sé e chiede, anzi implora, che “almeno” i “poverelli” che lui in morte non ha dimenticato, forse con un lascito, almeno loro, si ricordino di lui.

Il destino di tanti sacerdoti, vite solitarie e, in tanti casi come questo, anche morti in solitudine e tristezza. Non si intravede nemmeno un bagliore della divina speranza nell’eternità celeste.

Rino Molari “partigiano perché credeva nel Vangelo”

RINO MOLARI

Sono anni e anni che mi soffermo davanti a questa lapide che si trova ai piedi di una colonna nella quale riposano le spoglie di mia madre: non avevo mai fatto caso a quello che c’è scritto che del resto è pochissimo e davvero poco originale: un nome dal suono familiare, molto “santarcangiolese”, le due date, due luoghi.

Ecco, questa volta ci ho fatto caso ed ho sussultato… “RINO MOLARI     S.ARCANGELO 9-5-1911.   FOSSOLI DI CARPI 12-7-1944. Fossoli,1944?

Non poteva essere un caso. Fossoli: il campo di concentramento organizzato dai nazifascisti in Italia… e anche l’anno era uno di quelli in cui  si moriva specie a Fossoli per l’origine e anche per le idee che si avevano. Solo il fatto che non ci fossero parole a dire qualcosa di più mi rendeva perplessa: possibile che se è stato un partigiano non lo si dica qui? Possibile che i familiari lo tengano nascosto?

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Per fortuna adesso è facile togliersi dubbi di questo genere e così appena a casa e digitato il nome su google e sono venute fuori pagine e pagine di risultati coerenti.  Avevo ragione : “partigiano cattolico” “eroe” “antifascista” “democratico”…

E gli hanno dedicato strade nei luoghi dove ha vissuto, una struttura sportiva e una scuola…

Scuola

Una biografia breve per gli anni, così pochi che ha vissuto, ma ricca di eventi: studia in seminario come succedeva ai tempi a chi non aveva abbastanza denaro poi scopre che la sua strada è un’altra. Si laurea a Bologna con una tesi sui dialetti della sua terra e inizia a insegnare a Novafeltria, Riccione, e proprio a scuola comincia a segnalarsi come un ”soggetto poco raccomandabile” visto che con gli alunni legge i giornali e critica l’invasione nazista della Polonia.

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Intanto il fascismo sta paralizzando la vita civile e negando ogni libertà. Presto Rino Molari decide di fare qualcosa e si mette in contatto con le organizzazioni partigiane

Prestando giuramento per entrare nella 29a Brigata Garibaldi a chi lo interrogava sui motivi della sua adesione rispose, meravigliando tutti: “Credo nel Vangelo”.

Gianni Quondamatteo, pres. del CLN di Riccione lo descrive così  “È stato un instancabile propagandista, un democratico convinto che ha pagato duramente la lotta antifascista. La sua cultura cattolica, il suo profondo rispetto per l’uomo e per la vita lo hanno portato a lottare contro un regime che negava i diritti dell’uomo, ma non gli hanno mai permesso di armarsi e di prendere parte ad azioni militari”

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“Rino fu fra gli iniziatori delle prime formazioni partigiane con le quali manteneva costanti contatti. Molari era molto utile in tutti questi collegamenti dal momento che non aveva necessità di giustificazioni o particolari lasciapassare per potersi muovere continuamente in quel territorio: insegnava a Riccione, era cittadino di Santarcangelo, aveva la moglie e un figlio a Novafeltria. Forse si muoveva anche troppo e probabilmente non sempre con la necessaria prudenza, a causa del suo carattere esuberante”.

Rino venne arrestato il 27 aprile 1944 a Riccione, a seguito di una delazione di Giuseppe Ascoli (alias Mario Rossi). Catturato dai fascisti riccionesi, il 28 venne richiuso nel carcere di San Giovanni in Monte a Bologna, a disposizione delle SS tedesche. Fu aggregato ad un gruppo di detenuti politici in trasferimento per ordine della Gestapo al campo di concentramento e di transito di Fossoli. Poco più di un mese dopo, con altri 66 detenuti politici (in gran parte esponenti dell’area cattolica milanese), fu trucidato dai nazifascisti nel poligono di tiro a segno di Cibeno. I 67 fucilati vennero segretamente interrati in una fossa comune all’interno del poligono. Solo nel maggio 1945 si poté procedere alla esumazione, al riconoscimento degli uccisi e ai loro funerali. (Doc.ANPI)

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L’unico figlio ha fatto conoscere il contenuto di un taccuino dove, fin dai tempi del seminario annotava le frasi dei grandi pensatori che rispecchiavano il suo sistema di valori e sono davvero significative del come e perché entrò nella Resistenza come queste…

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Nel discorso del figlio Pier Gabriele Molari agli alunni dell’Istituto che porta il nome di Rino Molari c’è forse il motivo del “silenzio” sulla sua lapide “Secondo me una persona molte volte si può trovare in difficoltà nella vita. Una persona difficilmente è in grado di giudicarne un’altra, io non voglio giudicare chi ha ucciso mio padre.”

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Si può non essere d’accordo e infatti io non lo sono. Penso che sapere chi è stato quel Rino Molari sepolto lì, indicato solo dalle sue due date, avrebbe molto da insegnare. Scrivere per esempio che “fu partigiano perché credeva nel Vangelo” servirebbe a tanti di noi, a farci riflettere.

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Notizie qui:

https://www.chiamamicitta.it/rino-molari-anche-sepolto-nellarmadio-della-vergogna/

http://www.centrostudifossoli.org/PDF/Rino%20Molari.pdf

http://theshoaheffect.altervista.org/wp-content/uploads/2018/02/Power-Point-Rino-Molari-1.pdf

insieme fino alla fine del mondo

la navata lateraleNella cattedrale di Alcobaça, nel nord del Portogallo, in due splendidi sepolcri, dormono Pedro Primo e sua moglie  Inès de Castro, re e regina del Portogallo nel 1300; un fatto ovvio si direbbe ma a guardare bene non proprio. La disposizione dei due sepolcri è originale perché anziché essere affiancati, come di solito, i due sepolcri sono separati e posti in modo speculare, “piedi contro piedi”. Attualmente le due tombe sono nei due bracci del transetto della splendida cattedrale del monastero di Alcobaça, dove sono state sistemate dopo averle spostate dalla cripta delle tombe reali dove, tuttavia, erano disposte nello stesso modo…

le tombe primaNon è un errore e pure ripetuto, c’è un motivo serio: il rispetto di una volontà che va oltre la morte e la testimonianza di una storia d’amore senza confini, romantica ma anche ferocemente violenta

la tomba di Inès nel braccio del transetto

la tomba di Inès nel braccio del transetto

Inés de Castro, nacque a Comarca de La Limia, in Galizia, intorno al 1320. Figlia illegittima di Pedro Fernàndez de Castro, imparentato col re di Castiglia Sancho IV, cresce alla corte castigliana; nel 1339 è dama di compagnia della cugina Costanza Manuel di Castiglia e la accompagna quando va sposa dell’erede al trono del Portogallo Don Pedro, figlio di Alfonso. Così si prepara un incontro davvero fatale. Infatti Inés e Pedro si incontrano, si guardano e si innamorano follemente.  Nel 1345 Costanza dà alla luce Ferdinando, l’erede al trono, ma muore durante il parto. Nulla ormai ostacolerebbe i due amanti, tranne la volontà ferrea del re, il padre di Pedro, che si oppone fermamente.

Inès

Inès

Re Pedro I

Re Pedro I

Allora 1346 i due si sposano in gran segreto. Dalla loro unione nascono 3 figli. La cosa continua a non piacere  a re Alfonso che decreta l’esilio per la donna. Tutta la famiglia andrà a vivere lontano dalla reggia, in una splendida residenza di campagna vicino al convento di Santa Chiara de Coimbra. Ma re Alfonso non si dà pace e istigato da tre nobili consiglieri approfitta dell’assenza di Pedro per uccidere Inés.

“Al ritorno Don Pedro incrocia nell’ordine i demoni dell’orrore, della rabbia e della vendetta.”

Arma un esercito e scatena una guerra civile contro il padre. Per due anni tra i fiumi Duero e Miño scorre il sangue, poi nel 1357 padre e figlio stipulano una tregua, che prevede anche che gli assassini di Inés siano perdonati. Il principe china la testa, ma pochi mesi dopo Alfonso IV muore. E il primo atto di Pedro I re del Portogallo è far catturare i tre nobili in fuga e, dice la storia o forse la leggenda, fargli strappare lentamente il cuore dal petto, così come loro avevano fatto con lui uccidendo la sua amata.

la scena macabra dell'incoronazione del cadavere della regina Inès

la scena macabra dell’incoronazione del cadavere della regina Inès, che ha ispirato dipinti, testi teatrali, romanzi

Nel 1360 il re rende ufficiale il suo matrimonio con Inés de Castro. Non importa se è morta, è sua moglie, ed è lei la regina del Portogallo. Così ne fa riesumare il corpo. L’incoronazione avviene in pubblico, con una fastosa cerimonia: il popolo sfila davanti al cadavere seduto sul trono e rende omaggio, il clero e la nobiltà baciano l’anello e le ossa delle sue mani. Al termine fa seppellire i resti di Inés in una tomba regale nel monastero di Alcobaça dove alla sua morte sarà seppellito lui stesso.

la tomba di Inès

la tomba di Inès

la tomba di Pedro

la tomba di Pedro

Riposeranno vicini, piedi contro piedi, in modo che alzandosi allo squillo delle trombe della resurrezione, si troveranno l’uno di fronte all’altra, ognuno sarà per l’altro la prima cosa che vedrà e, come promesso saranno insieme

até ao fim do mundo (fino alla fine del mondo)

il Giudizio finale e l'apertura dei sepolcri, il momento atteso dai due innamorati

sullaa tomba di Ines la scultura del Giudizio finale e l’apertura dei sepolcri, il momento atteso dai due innamorati