I marchigiani hanno le scarpe nel dna

calzolaioA leggere le epigrafi delle tombe più antiche si scoprono non solo storie commoventi, raccapriccianti (a volte), romantiche ma anche curiosità interessanti.
Così in questa bella tomba a colonna, sulla collina davanti al mare di Senigallia, si scopre che l’arte di fare le scarpe, l’abilità su cui una buona parte della regione ha fondato la propria economia, era già presente nell’800.
Lo racconta nella sua epigrafe Filippo Andreoli che (sempre con l’aiuto della fede certo !) con il senno e con la mano divenne “famoso anche fuori”… e dire che era nato povero!
E con il trincetto, lo strumento tipico del calzolaio, intagliò “opre meraviglie ad artisti”…
davvero sarebbe impensabile oggi un epitaffio in cui intanto si ricorda che è partito dalla miseria e facendo scarpe è arrivato al benessere e persino alla fama.
Secondo me oggi nessuno, nemmeno Della Valle, lo farebbe scrivere sulla propria lapide

calzolaio 1

 

Filippo Andreoli
 / 88anni, 7 mesi ..
/settembre del MDCCCXCI  
nato povero / 
dal senno e la mano
  retti da fede / 
in calzoleria maestro
 / anche fuori famoso.
Di genio alto  fecondo / 
nello studio delle arti belle / 
col trincetto opre intagliò / 
meraviglie ad artisti
 / pegni a’ suoi / 
di impareggiabile amore

L’orgoglio dell’abilità e dell’intelligenza della mano non è più riconosciuto e nemmeno praticato.

 

sulle rive del Tammaro

Il Tammaro è il fiume che scorre nei pressi di Sepino, la citta sannita e poi romana e oggi un borgo curato e pittoresco. Siamo nell’interno del Molise, un luogo  che è stato terra di brigantaggio un fenomeno di solito poco ricordato. Quindi è straordinaria questa lapide che è stata recuperata e restaurata come un documento storico e ora è murata all’ingresso del cimitero di Sepino. Una storia tragica che ci catapulta in un mondo antico e romanzesco.

DSCN2778Passeggiero
ti sofferma e piangi
qui la civile Sepino
dopo solenni gratuite esequie
dava riposo
a Luigi Fusco da Frasso
e Carolina Cinelli da Morrone
giovani sposi e vergini ancora respinti dal talamo
e da spietati briganti trucidati
presso il ponte del Tammaro
nel giorno XIX di settembre 1862
la madre dell’innocente sposa
Beatrice Barbieri
per debito di riconoscenza
alla terra ospitale
questa lapide tra le lacrime poneva
Passeggiero
se non piangi di che pianger suoli?

restaurata a cura dell’associazione culturale “Amici di Sepino”  anno 1996

hanno fatto la storia nell’800…

 Sono ormai rare le lapidi del 1800 e queste per di più sono anche molto belle. Le due cose vanno assieme perchè chi aveva denaro nell’800 poteva permettersi una lapide e una tomba ricche, elaborate, che raccontavano molto di sè. Ad Arezzo nell’esedra ormai cadente, ahimè, ce ne sono tante molto interessanti e ne raccolgo qui alcune con un piccolo commento, ma varrebbe la pena leggerle tutte.

*eroe di marsala.JPG

 

 ETTORE VIVIANI ha combattuto con Garibaldi, ne ha riportato “ferite e onorificenze”

 

 ….
dottore in giurisprudenza
integerrimo cittadino
 militò con l’eroe di Marsala
nelle meridionali contrade
perché libera e una fosse l’Italia
e ne riportò ferite
ed onorificenze solenni
….

 

 

 

 

 

 

 

 Tre martiri dell’unità d’Italia , così noti che la lapide definisce “Ai tre”

ai tre.JPG

 

TURCHI MONNANNI GIABBANI

 

“Ai tre di Arezzo
Turchi Monnanni e Giabbani
che pugnando fra i più gagliardi
nelle falangi garibaldine del 1866
sui gioghi del Tirolo lasciarono le ossa
in quella terra
che conquistato con sangue di patriotti
alla patria non ritornò…”

 

 

*i marchesi.JPG

I due Nobili Marchesi, ma benefici
Alla marchesa Elena Montani Leoni Vgolini Patrizia Ternana ….angelo di bontà di virtù di carità visse/ per terger lacrime per lenir miserie/ nell’immane guerra mondiale/ dai molteplici comitati di assistenza/ affidati alla sua vigile direzione/ alitò con fervido ardore/ viva fiamma di amor patrio/ il popolo in plebiscito di cordoglio/ pianse in lei/ la madre del povero e del soldato/

Al marchese Cav. Angiolo Lorenzo Albergotti De Giudici …. patrizio aretino fiorentino viterbese ecc./ dotto natvralista e geologo/ con generoso gesto/ donò/ ricco e prezioso museo ornitologico/ alla Fraternita dei laici/ di cui fu rettore/ quale sindaco di Capolona/ e di Civitella della Chiana/ e in altri onorifici uffici/ della provincia e del comune di Arezzo/ le migliori energie dell’animo/ prodigò pel pubblico bene/

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E questo é davvero un benemerito e la sua opera ancora oggi continua: Inventò gli asili infantili! Ecco il perché delle belle immagini scolpite, di bambini e di suore “cappellone”!

suora.jpg
MDCCCLXXIII/ A Francesco Aliotti/ il Cav. Luigi Tommasi/ nipote e erede/ e i reggitori dell’asilo infantile/ con reverente affetto/ la memoria di lui/ istitutore dell’asilo/ aretino/ e onor del paese/ benedizione dei poveri e esempio di carità cittadina/ Amalia Dupré diretta dal padre scolpì

Francesco Aliotti fu promotore dell’assistenza infantile ad Arezzo, dando seguito alle iniziative di alcuni privati cittadini e aiutato dal Senatore Leonardo Romanelli, riuscì nel 1860 ad ottenere cospicue offerte di denaro e il decreto del Governatore della Toscana che sancì l’apertura degli asili in città, destinati all’accoglienza dei figli dei poveri che in tal modo potevano ricevere un’educazione intellettuale e morale. Incaricate della gestione furono le Figlie della Carità, da sempre impegnate a combattere le peggiori forme di povertà. Inoltre con il suo testamento, redatto nel 1868, l’Aliotti assicurò la vita degli asili lasciando un ingente patrimonio. Oggi la “Fondazione Aliotti” continua l’opera educativa iniziata da Francesco attraverso la gestione di strutture quali asili nido, scuola materna e vari centri di assistenza e per disabili (cfr.http://www.aliotti.it/statuto.pdf)

lo stato della tomba non é del tutto in sintonia con la gratitudine che gli aretini devono a quest’uomo…. sic transit…

 

Aliotti.JPG